“Crocifisso nella Sala consiliare della Regione Puglia”

“Crocifisso nella Sala consiliare della Regione Puglia”

Nota stampa di Giovanni Gentile, coordinatore regionale Puglia dell’Unione Atei ed Agnostici Razionalisti (UAAR), l’unica associazione nazionale che rappresenta le ragioni dei cittadini atei e agnostici

Si apprende dai notiziari che nell’aula del Consiglio Regionale della Puglia sarà affisso il crocifisso “quale simbolo universale dei valori di libertà, uguaglianza, tolleranza e rispetto per la persona: per questa ragione il crocifisso verrà esposto nell’aula del Consiglio regionale della Puglia”.

La mozione è stata approvata con una votazione già di per sé dalle dubbie modalità, poiché, come si legge dai giornali, non è stata neppure discussa essendo stata ritenuta sufficiente la precedente discussione del 18 ottobre scorso, interrotta per mancanza del numero legale.

Bene, in quell’occasione si espressero i consiglieri G.L. D’Arcangelo e G. Bozzetti auspicando che l’aula rimanesse laica.

Gli ossimori di cui può vantarsi la mozione approvata sono inauditi e a tratti esilaranti. Mentre si afferma, con una excusatio non petita, che “il simbolo non lede il principio di laicità delle istituzioni“, si aggiunge con grande disinvoltura che l'”humus culturale” italiano ed europeo si fonderebbe indiscutibilmente (?!) sulle tradizioni rappresentate da quel simbolo.

Colui che ha espresso questa affermazione ignora – o vuole ignorare – che la nostra storia d’Italia si è realizzata non grazie alla Chiesa, ma nonostante essa; che la data del compimento dell’Unità d’Italia è il 20 settembre 1870, che segna la fine dello Stato Pontificio, azione per la quale ci fu bisogno di reparti armati per piegare le ultime resistenze del Papa sovrano; che lo spirito europeo è informato dai principi di laicità derivanti dalla sconfitta, ovunque, dell’Ancien Régime, che vedeva nel connubio nobiltà/clero il punto di forza sui sudditi, intesi come chi è in stato di soggezione e di subordinazione rispetto a chi comanda.

L’Europa nasce libera, ma libera innanzitutto da quel connubio di cui le forze clericali furono a lungo il puntello privilegiato delle antiche monarchie e viceversa. Peraltro il Vaticano (unica monarchia assoluta teocratica in Europa) ha sempre rifiutato di firmare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, obiettando in particolare alla libertà religiosa. Il suo rifiuto gli impedisce di far parte a pieno titolo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Né ha mai firmato la convenzione Onu sui diritti dei disabili.

Leggere poi che “Il Crocifisso in aula” (con la c erroneamente maiuscola: controllare i manuali di grammatica: qui si tratta di oggetto materiale perché è indicata la collocazione in aula) “sia un riferimento religioso che non è supremazia di un culto” chiude in modo davvero esilarante tale mozione. Esilarante, se non fosse che qui è in gioco – seriamente, e senza ilarità – proprio la laicità dello Stato, quella autentica, che non ostenta alcun simbolo religioso, preferendo nelle proprie aule pubbliche (di enti, istituzioni, scuole, tribunali e luoghi elettorali) i simboli del nostro Stato sovrano: il ritratto del Presidente della Repubblica Italiana e/o la bandiera nazionale.

Per queste ragioni e per tante altre la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 203 del 12 aprile 1989, ha sancito il principio supremo della laicità dello Stato che è uno dei profili della forma di Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica.

Nella richiamata sentenza la Consulta ha stabilito che i principi supremi dell’ordinamento costituzionale hanno “una valenza superiore rispetto alle altre norme o leggi di rango costituzionale”. La presenza del crocifisso viene imposta a tutti coloro che frequentano un’aula pubblica, diversamente da quanto avviene per l’insegnamento della religione, che liberamente gli studenti e i genitori possono accogliere o no, solo così è garantito il principio di laicità dello Stato.

In sintesi, la decisione di esporre un crocifisso nell’aula del Consiglio Regionale della Puglia, oltre ad essere illogica, di sicuro lede i diritti di chi professa una religione diversa da quella cattolica e dei non credenti che in Italia si aggirano intorno al 21% della popolazione, con una cifra vicina ai 10 milioni di persone.

Il Presidente della Regione Puglia rappresenta tutti i cittadini della sua Regione, non solo la maggioranza che lo ha eletto. Quindi perché il Consiglio Regionale dovrebbe esporre un simbolo che rappresenta solo la parte cattolica dei cittadini che, tra l’altro, sono in lenta e continua diminuzione?

viv@voce

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