INCASSAVANO LA PENSIONE DEI DEFUNTI. CONDANNATI

INCASSAVANO LA PENSIONE DEI DEFUNTI. CONDANNATI

Stamattina il quotidiano Il MESSAGGERO riportava un’interessante articolo che per analogia ci ricorda molto la vicenda del vigile urbano di Sava che si è intascato la pensione del caro defunto

La truffa è di alcuni parenti sciacalli, che per arginare il dolore dalla perdita di una persona cara, hanno pensato bene di non comunicare il decesso all’istituto di previdenza, e mettersi in tasca per mesi la pensione di mamma e papà passati a miglior vita. Con l’accusa di truffa aggravata, ventinove persone, tra mariti, mogli e figli di anziani defunti, si sono ritrovate alla sbarra per aver provocato un buco di 100 mila euro nelle casse dell’INPS. E anche se tanti hanno provato a giustificare l’intera storia come una “svista”, o come una piccola dimenticanza, il tribunale penale di Roma ha accolto le richieste del pubblico ministero, condannando alcuni imputati ad un anno e otto mesi di reclusione, altri imputati invece sono stati graziati dalla prescrizione. I furbacchioni cointestatari del conto corrente, con scadenza mensile, si presentavano allo sportello dell’istituto di credito, muniti di delega del titolare. Titolare, che in realtà era già morto. C’era chi ritirava in contanti la pensione, e chi invece riceveva il vitalizio con accredito direttamente sul conto, senza nemmeno muoversi da casa. Era stata la Guardia di Finanza a scoprire l’imbroglio: una serie di controlli incrociati tra dati dell’anagrafe e i soldi in uscita dagli istituto di credito avevano portato a galla la truffa.
La maggior parte degli imputati ha percepito ingiustamente le pensioni solo per una manciata di mesi, racimolando poche migliaia di euro. Ma c’è anche chi ha fatto finta di niente per anni, arrivando a mettere in cassa fino a 40 mila euro. Interessante è pero la dichiarazione rilasciata dall’avvocato che ha difeso una quindicina di imputati, ovvero che esiste una legge che obbliga il Comune a comunicare agli enti di previdenza l’avvenuto decesso, quindi la responsabilità non è da addebitarsi a parenti e conoscenti, ma anche le istituzioni preposte al controllo. Sulla scorta di queste squallide vicende alcune amministrazioni comunali a cui facevano capo gli uffici anagrafici deputate al controllo hanno pensato bene di tutelarsi avviando delle indagini interne al fine di scoprire eventuali inadempienze da parte di pubblici dipendenti.
Poche settimane fa sulla base di notizie apprese dai quotidiani locali sulla vicenda del vigile urbano di Sava che ha truffato l’Inps intascandosi la pensione del caro estinto, abbiamo fatto presente alla nuova amministrazione, che vi sono delle leggi sulla trasparenza che invitano gli uffici pubblici a comunicare tutte le variazioni dello stato giuridico dei cittadini al fine di garantire l’imparzialità, l’efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione. Un’amministrazione comunale seria, che fonda la propria azione politica su concetti fondamentali quali l’etica, la morale e la legalità non appena sente, anche solo lontanamente, che vi sono problematiche simili, a quelle poc’anzi descritte, si deve attivare immediatamente e svolgere gli opportuni controlli all’interno degli uffici, al fine di allontanare o spostare quei dipendenti che ledono l’onorabilità ed il buon nome delle istituzioni pubbliche.
Purtroppo a distanza di tre mesi circa dall’insediamento della nuova amministrazione, sembrerebbe che nulla sia cambiato, la sensibilità degli amministratori verso queste tematiche è la stessa dei loro predecessori, non a caso alcuni esponenti dell’attuale compagine amministrativa fanno parte della passata amministrazione, quindi è inevitabile che alcuni cittadini si domandino, ma è cambiato qualcosa a Sava? La risposta è sempre la stessa, per il momento nulla è cambiato, attendiamo con ansia la svolta!!!

Luca Lionetti

viv@voce

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